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Città d'arte

Le testimonianze preziose di un passato glorioso come scenografia del tuo giorno più bello. La cultura come fil rouge di un matrimonio esclusivo e memorabile. 

Il Boss delle Cerimonie, parliamone

Mai come questa volta avrei preferito tacere e guardare altrove, occupandomi solo di ciò che amo. Considerando però le polemiche che ha sollevato, con prese di posizione e finanche petizioni in nome del buon gusto, devo proprio dire la mia su Il Boss delle Cerimonie di Real Time. Articoli e analisi fioccano dappertutto e molti, a dire il vero, sembrano strumentalizzare il caso televisivo del momento per mettere alla berlina i matrimoni del Sud Italia, come se gli eccessi de “La Sonrisa” di Sant’Antonio Abate fossero la cifra di un intero "mondo meridionale".

Da wedding planner, voglio innanzi tutto chiarire a chi in mala fede parla di "matrimonio napoletano" che esiste tutto un mondo di eventi di classe, a Napoli come a Milano, talmente sobrio e raffinato da non essere probabilmente adatto alle trasmissioni televisive. Allo stesso modo, esiste un mondo di eventi che corre pericolosamente sul filo del trash cui viene data ampia risonanza in TV, anche senza arrivare agli eccessi de La Sonrisa: un mondo sicuramente più noioso e parvenu di un matrimonio da Don Antonio.    

 

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Il Boss delle Cerimonie, trionfo del Kitsch

 

Detto questo, allontaniamoci dai fraintendimenti: a ben guardare le balere del Bel Paese e certe trasmissioni nazionalpopolari, l’eccesso kitsch non è certo prerogativa dei “latini”. E poi, dal momento che si parla a sproposito del trionfo del Kitsch, chiariamo un concetto: il Kitsch, ovvero il cattivo gusto, si caratterizza per la mancanza di creatività ed originalità nella rappresentazione estetica di un’idea. Il kitsch in altre parole adopera semplicemente stilemi stereotipati, banali, sentimentali e superficiali: la classica gondola di plastica, souvenir di Venezia, rende bene l’idea. Il kitsch elabora teatralmente un luogo comune tanto vuoto quanto sciocco. 

 

I matrimoni opulenti de La Sonrisa sono la quintessenza del kitsch nel senso di una ripetizione stanca e assai poco creativa di scelte che, compiute altrove e in altro modo, potrebbero anche essere plausibili. Una carrozza, un abito principesco, un banchetto sontuoso, un corredo floreale fastoso non sono kitsch se al centro dell’evento ci sono William e Kate: lo diventano quando la goffa simulazione di una falsa regalità produce un effetto stridente. Altrimenti dovremmo pensare che le scenografie teatrali di Preston Bailey, wedding planner guru, siano ugualmente eccessive e prive di stile. 

 

Professione Wedding Planner?

 

La sollecitudine di Antonio Polesi e della sua famiglia, titolare del complesso “La Sonrisa”, nel voler soddisfare le richieste dei clienti è, in fin dei conti, commovente perché cerca di tramutare la gassosa non solo in vino ma addirittura in champagne. L’evento realizzato dal Boss delle Cerimonie, matrimonio, comunione o compleanno che sia, ci fa l’effetto triste di una stucchevole farsa perché non è creativo ma seriale, e perché pretende di coprire col belletto una pochezza materiale e culturale innegabile. Ricoprire di fiori ogni spazio, dare una patina dorata al nulla, alla totale mancanza di cultura, creatività, progettualità non può avere altro esito che il trash, forse inconsapevole ma inevitabile. Ma certo, ognuno immagina a modo suo cosa significhi organizzare un matrimonio.

 

Ma, diciamoci la verità, quanti sono gli eventi di cattivo gusto che ci capita di vedere al di fuori de La Sonrisa? Quanti design di eventi non sono che mere repliche di un’unica idea, ormai vecchia di anni e stancamente trascinata, adattata, con esiti risibili? 

 
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