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Masseria

La potente seduzione dell’antica Messapia, “Terra tra due mari”. L’incantesimo della sua luce piena o del riverbero della luna sulla pietra bianca. Il gusto della sua sapiente ospitalità e dei suoi ritmi lenti e operosi per un matrimonio da film. 

Il tempio del proprio amore

Il primo passo che vi condurrà all’altare è la scelta della chiesa. Considerate che tutti, ma proprio tutti, gli sposi hanno una data speciale e in qualche caso, non proprio raro, la vostra data e quella di altre coppie possono coincidere. Armatevi delle migliori intenzioni, dunque, ma soprattutto muovetevi con buon anticipo: un anno prima è un tempo accettabile. Di norma, il giorno più indicato è il sabato, ma anche il lunedì e il giovedì sono sempre più diffusi. Sappiate che la Chiesa Cattolica sconsiglia i matrimoni nel periodo dell’Avvento e della Quaresima.

Il rito religioso, una scelta sentita

Sposarsi in chiesa non è una convenzione ma un’esigenza legata a una fede autentica, siate dunque rispettosi del luogo. La chiesa non va considerata una “cornice” speciale e men che meno, come si usa dire oggi, una location. Siate consapevoli del significato profondo legato alla scelta del rito religioso in un luogo dedicato al culto, sia esso una chiesa, una sinagoga o un qualunque altro tempio consacrato. Se non siete credenti, scegliete luoghi più adatti al tipo di cerimonia che avete in mente, altrettanto suggestivi ma con minori vincoli.

Bon Ton 

Gli invitati si accomoderanno in chiesa prima degli sposi, i parenti della sposa sul lato sinistro e i parenti dello sposo su quello destro. Non è di buon gusto sostare all’ingresso accalcandosi attorno allo sposo per poi correre ai propri posti all’ultimo minuto. I testimoni, dal canto loro, si porteranno sull’altare, in piedi, rispettivamente a destra e sinistra dell’inginocchiatoio. Lo sposo accompagnerà sua madre al proprio posto e si sistemerà sul lato destro dell’altare, in piedi. Infine, entrerà la madre della sposa, accompagnata da un figlio o da un parente stretto di sesso maschile, il che indicherà che la sposa è in arrivo.

Un piccolo ritardo (non oltre 15 minuti) non solo è consentito ma è addirittura auspicato per dar modo a tutti di prendere posto. Prima dell’ingresso della sposa, una bambina inizierà a disseminare petali di fiori lungo la navata, quindi entreranno il/i paggetto/i e la/le damigella/e, in ordine di altezza. La sposa si appoggerà al braccio sinistro del padre, preceduta dall’incipit della marcia nuziale. Nel caso in cui la sposa non avesse il papà, dovrà essere accompagnata da un fratello o da uno zio. Per la verità, molte sono oggi le spose che preferiscono raggiungere l’altare al braccio del futuro marito.

Alla fine della celebrazione, mentre gli sposi e i testimoni si ritireranno in sagrestia per la consueta prassi della firma dei registri, gli invitati saranno i primi a uscire sul sagrato per il lancio augurale del riso. Simbolo di prosperità e fertilità, il lancio del riso deriva da un’usanza cinese, ma anche nell’antichità romana e bizantina in segno di buon auspicio, durante le cerimonie festose, si gettavano alla folla chicchi di grano o di anice e mandorle ricoperti di miele indurito, gli antenati dei nostri confetti (termine che, non a caso, in molte lingue indica i coriandoli).

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